L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il concetto di salute nel preambolo elaborato nel corso della conferenza di New York nel 1946: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto nell’assenza di malattia o di infermità’’. Questo principio del preambolo insieme agli altri, sono di notevole importanza poiché hanno costituito la base e l’ispirazione per la maggior parte delle legislazioni nazionali in materia di sanità.
Nell’antica Grecia la salute veniva interpretata come uno stato di benessere da raggiungere non con l’impiego della medicina, che all’epoca non era intesa come una vera e propria disciplina, bensì con quello della magia. Infatti, quest’ultima si identificava come il tramite per ottenere favori dagli dèi e come metodo efficace per la guarigione del malato, liberandolo dagli spiriti maligni; in questa ottica assumevano valore anche dei comuni oggetti, riconducibili agli attuali amuleti.
Nel periodo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C anche a Roma la medicina si configurava come un sapere pratico che contemplava il ricorso alla magia e fu oggetto di interesse da parte della scuola filosofica dei Sestii fondata nel 40 a.C da Quinto Sestio, in seguito chiusa nel 19 d.C. dall’imperatore Tiberio. Presso questa scuola si formò Aulo Cornelio Celso, autore del De Medicina di cui ci sono rimasti integralmente otto libri che sicuramente facevano parte di un’opera enciclopedica piu vasta. Egli critica la medicina popolare romana, discostandosi da essa e recuperando elementi della tradizione ippocratica. La sua lingua appare sin da subito molto chiara e lineare, ma al contempo non priva di eleganza e raffinatezza, qualità che hanno fatto sì che il suo latino fosse ripreso in periodo rinascimentale proprio nell'ambito scientifico. L'opera si apre con una similitudine (ut…sic) che paragona la medicina all'agricoltura. Tuttavia, tra le due intercorre una differenza: la prima cura i corpi sani (sanis corporibus), l'altra invece procura buona salute a quelli malati (aegris). Nelle prime righe del proemio Celso parla della medicina nel mondo greco e della figura di Esculapio, individuandolo come primo fondatore (vetustissimus auctor) e poi accolto in “deorum numerum’’, “nel novero degli dèi", per avere coltivato in modo più preciso questa scienza ancora rudimentale (rudem ac vulgarem).
Il contatto tra il mondo greco e il mondo latino è stato ben definito dall'autore Orazio nelle Epistole (II, I, 156) con la famosa frase “Graecia capta ferum victorem cepit”, "La Grecia conquistata ha conquistato il selvaggio vincitore", e qui, nel proemio, Celso ne dà un'ulteriore conferma quando cita le figure di Podalirio e Macaone. Figli di Esculapio, hanno partecipato alla guerra di Troia (bello Troiano) al seguito di Agamennone (ducem Agamemnonem secuti). Tuttavia, Celso vuole specificare il tipo di aiuto che questi apportavano all'esercito acheo, soffermandosi su ciò che dice Omero (o chi per lui, potremmo dire noi data l'annosa "questione omerica") che ci specifica come i due figli di Esculapio non curassero i compagni in “pestilentia neque in variis generibus morborum”, "né durante la pestilenza né in altri tipi di malattie", bensi fossero soliti curare le ferite con ferri da chirurgo e medicamenti vari. D'altronde nell'epoca greca le malattie erano attribuite all'ira degli dèi e solo a loro si chiedeva aiuto nel momento in cui queste affliggevano gli esseri umani.
La medicina acquisisce il significato di scienza medica nel V secolo a.C. grazie ad Ippocrate di Cos, nato all’incirca nel 460, la cui famiglia apparteneva alla corporazione degli Asclepiadi formata presumibilmente dai discendenti diretti di Asclepio, il dio della medicina. Egli viaggiò moltissimo e ciò gli consentì di conoscere diverse metodologie di cura che lo inducono a considerare la medicina in maniera razionale, stabilendo che l’origine della malattia derivasse da circostanze umane legate alla persona stessa, piuttosto che dall’intervento del divino. Ippocrate fu anche il primo ad osservare i pazienti basandosi sul loro aspetto e sui sintomi che manifestavano, formulando in questo modo i concetti di diagnosi e prognosi. Inoltre, elaborò delle norme ben precise per regolamentare la professione medica che sono elencate nel celeberrimo ‘’Giuramento di Ippocrate’’ contenuto all’interno del Corpus Hippocraticum, quest’ultimo costituito da circa una settantina di scritti in greco antico che trattano vari argomenti tra cui appunto la medicina; tra queste opere alcune sono attribuibili ad Ippocrate altre derivano invece dall’influenza che egli ebbe nei secoli successivi.
Il Giuramento di Ippocrate è un testo molto probabilmente spurio e dunque non attribuibile a questo Autore, sebbene comunque i contenuti non siano in contraddizione con le teorie della scuola ippocratica.
L’inizio del Giuramento, primo passo da me scelto, si inserisce nel contesto storico a cui appartiene il brano attraverso la citazione, mediante il polisindeto (καὶ … καὶ …), di Apollo, Asclepio, Igea e Panacea, in particolare e in generale di tutte le dee e di tutti gli dèi, affinché gli possano essere da testimoni di ciò che egli farà in seguito (ciò confermato dall’infinito futuro ποιήσειν). I passi successivi testimoniano la modernità delle teorie del Giuramento. Nel secondo passo scelto, infatti, Ippocrate difende l’integrità della professione medica giurando appunto di non praticare terapie nocive e letali che possano provocare addirittura la morte del paziente. L’obiettivo di Ippocrate è proprio quello di preservare la propria vita e la propria professione. Si noti come il Giuramento presenti i verbi coniugati prevalentemente al futuro a testimonianza degli obiettivi del testo stesso: mantenere le promesse fatte in un’ottica di integrità morale che la professione medica impone, ma sempre con il benestare necessario dello sguardo superiore delle divinità. Tutto questo viene ribadito anche nell’ultimo passo da me scelto in cui l’Autore si impone di rispettare il segreto professionale e di non divulgare dunque quello che lui stesso vedrà (ἴδω) o udirà (ἀκούσω) κατὰ βίον ἀνθρώπων “nella vita delle persone”, che sicuramente incontrerà durante la sua attività. Solo così, secondo Ippocrate, sarà possibile ottenere il meglio nella vita e nell’arte, solo rispettando questi principi fondamentali della professione medica. Si noti l’utilizzo del termine τέχνη che indica l’arte medica intesa non solo proprio come arte, ma anche come abilità tecnica e manuale, evidentemente sottesa all’idea che della medicina si aveva in quel tempo.
In conclusione, Ippocrate stesso, quasi a sigillo del giuramento da lui pronunciato davanti agli dèi, si augura per se stesso, attraverso due participi congiunti παραβαίνοντι δὲ καὶ ἐπιορκοῦντι, di non avere più nulla dalla vita qualora tradisca la professione o risulti essere spergiuro.
Il Giuramento è un testo ancora oggi all’avanguardia; infatti, viene recitato quale rito d’iniziazione alla professione del medico anche se nel tempo è stato modificato. In quello moderno, tra i principi importanti cui deve tendere il medico vi è quello di curare ogni paziente con scrupolo ed impegno e di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche ed interventi terapeutici clinicamente inappropriati, senza mai abbandonare la cura del malato che purtroppo non sempre porta alla sua guarigione. Quest’ultimo aspetto lo ritroviamo rappresentato nel “Ritratto del dottor Gachet” di Vincent Van Gogh, un pittore post-impressionista, che si colloca nella seconda metà dell’Ottocento e che influenzò il movimento artistici dell’espressionismo, il cui obbiettivo è quello di trasporre sulla tela, attraverso le sfumature di colore, un qualcosa di interiore dell’artista che dunque assume un significato personale. Il “ritratto del dottor Gachet” raffigura lo psichiatra che seguiva Vincent nel suo percorso di cura dopo la dimissione dall’ospedale psichiatrico di Saint-Remy in Provenza; Gachet si impegnò a far uscire Van Gogh da quella disperazione che l’avrebbe portato alla morte e nel dipinto il volto del medico si mostra triste e malinconico, stato d’animo evidenziato dai colori tetri e dallo sfondo blu e che riflette la sua impotenza di fronte alle condizioni dell’amico che non è in grado di guarire.
Altro principio importante all’interno del giuramento moderno è quello di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona, concetti richiamati nell’articolo 32 della nostra Costituzione italiana che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Il diritto alla salute rappresenta un diritto fondamentale dell'individuo tanto da essere considerato "inviolabile" dalla Costituzione. Esso consta non solo nel diritto all'integrità fisica, ma in maniera più ampia anche di quella psichica, quindi da una parte la possibiltà di poter avere trattamenti medici di prevenzione e cura dall’altra quella di poter godere di un ambiente di vita e lavoro salubre. Tuttavia, da esso non deriva il diritto a cure gratuite per tutti, essendo garantite solo per gli indigenti. Un ruolo fondamentale ha il secondo comma dell’articolo che sancisce la libera scelta del malato di essere sottoposto a un trattamento sanitario che non può essere imposto se non nei casi espressamente previsti dalla legge quale il trattamento sanitario obbligatorio (TSO). La L. n° 219/2017 riassume i concetti fin qui espressi e prevede all’articolo 4 le “disposizioni anticipate di trattamento” comunemente definite come “testamento biologico’’ grazie alle quali ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di un eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può esprimere la propria volontà in materia di trattamenti sanitari.
Tra il VI secolo a.C. e il V secolo d.C., la scienza antica si sviluppò quindi in seno alle due grandi civiltà, greca e romana, anche attraverso le conoscenze acquisite dalle popolazioni precedenti come quelle egiziane e babilonesi e in seguito con il Rinascimento furono in parte riprese per stimolare la rinascita scientifica del mondo occidentale. Dal Rinascimento sino a oggi si verificano due importanti periodi storici conosciuti come prima e seconda rivoluzione industriale. La prima si colloca tra il 1780 e il 1820 e segna il passaggio da un’economia di sussistenza a una di mercato con cambiamenti in campo economico, culturale e sociale. La seconda invece si colloca dopo il 1870 sino alla prima guerra mondiale anticipando il periodo storico della “belle epoque’’ che fu per l’Europa un momento di benessere economico, fiducia e spensieratezza nel corso del quale aumenta l’aspettativa di vita, diminuisce la mortalità ed il progresso porta alle comodità soprattutto della classe borghese. Inoltre, è caratterizzato da numerose scoperte in campo medico e tra le più importanti ricordiamo la pastorizzazione, i vaccini ed i farmaci. La pastorizzazione è un procedimento scoperto dal biologo e chimico francese Louis Pasteur utilizzato per la bonifica dei mosti ed impiegato anche per il risanamento di alcuni alimenti come il latte poichè uccide i microorganismi patogeni e rispetta le caratteristiche organolettiche dell’alimento; i vaccini contro la tubercolosi, il carbonchio e la rabbia grazie agli studi del medico tedesco Koch e di Pasteur ed infine grazie alla nascita dell’industria farmaceutica su larga scala vennero prodotti farmaci anestetici utilizzati per gli interventi chirurgici e l’aspirina utilizzata tutt’oggi come farmaco antinfiammatorio e anticoaugulante.
Sempre nel periodo della “belle epoque’’ e più precisamente intorno al 1895 si verificò anche un’importante scoperta in campo scientifico grazie al fisico tedesco Willhelm Rontgen, i raggi X. Egli mentre studiava i raggi catodici con il tubo di Crookes, notò che ponendo al di sopra di quest’ultimo uno spesso cartone nero per schermare la luce ambientale, osservava un bagliore fluorescente su un altro schermo di cartone ricoperto da materiale luminescente posto a quasi tre metri dal tubo; rimase molto sorpreso e fece numerosi tentativi per cercare di comprendere come si originasse questo raggio invisibile che penetrava nella materia, mettendo in evidenza strutture nascoste anche le ossa della mano che lui frappose tra un dischetto di piombo e il tubo dal quale si creava il fascio. Egli capì che inserendo un oggetto tra l’emettitore dei raggi e una lastra fotografica era possibile fissare le immagini ottenute e conservarle nel tempo: nasceva così il primo prototipo di radiografia.
I raggi furono battezzati da Rontgen “raggi X’’ a causa della loro origine sconosciuta; in seguito, il fisico tedesco Max van Laue dimostrò che si trattava di radiazioni elettromagnetiche come la luce ma che avevano una frequenza più elevata. I raggi X sono prodotti mediante appositi tubi a vuoto nei quali gli elettroni subiscono una rapida decelerazione urtando contro un bersaglio metallico e l’energia perduta si ritrova in parte sottoforma di radiazione; rientrano in quella porzione di spettro elettromagnetico con lunghezza d’onda compresa approssimativamente tra 10 nanometri (nm) e 1/1000 di nanometro (1 picometro).
L’utilizzo dei raggi X è fondamentale nella diagnosi e nel controllo delle malattie; occorre però sempre tenere presente il rapporto rischi/benefici, perché l’esposizione ai raggi X può favorire lo sviluppo di tumori.
Nello spettro elettromagnetico rientrano anche i raggi gamma che sono emessi da nuclei che compiono trasformazioni radioattive nelle reazioni chimiche, ma possono essere prodotti anche quando elettroni di alta energia, estratti da un acceleratore di particelle, colpiscono un bersaglio. A causa della loro grande capacità di ionizzare gli atomi, sono molto penetranti e per questo molto dannosi per gli esseri viventi poiché come i raggi X possono provocare mutazioni genetiche e favorire l’insorgenza di tumori. Tuttavia, i raggi gamma prodotti artificialmente sono utilizzati per la radioterapia dei tumori che è in grado di uccidere le cellule tumorali perché danneggiano il loro DNA e, inoltre, per sterilizzare strumenti chirurgici e rifiuti ospedalieri infetti.
In conclusione, è possibile affermare che nelle diverse epoche storiche sino ad oggi il concetto di benessere psicofisico dell’individuo e quindi il diritto alla salute si è evoluto, passando dal semplice concetto di malattia a quello più ampio della “dignità della persona umana”, parallelamente anche la medicina nel tempo ha fatto progressi ed oggi grazie alle nuove conoscenze è possibile pensare alla scoperta di una terapia ad esempio per le malattie genetiche.
Roberta Scuderi
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